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Ghisallo : Mostra dei Preti Ciclisti

giovedì, 31 marzo 2022


Da Don Camillo ,Padre Brown e Don Matteo, sono tanti i preti che usavano la bici...

Il Museo del Ghisallo celebra i preti in bicicletta  

A cura di Emanuela Riddington  

 Dall'inizio del Novecento, il passo del Ghisallo divenne meta di molti amanti del ciclismo; infatti questo particolare percorso era divenuto così famoso che, alla fine della II Guerra Mondiale, la Madonna del Ghisallo venne proclamata Patrona ufficiale dei ciclisti italiani.  

La salita del Ghisallo è per i ciclisti sia a livello amatoriale , sia a livello agonistico una leggenda nel mondo del ciclismo, non solo un tratto classico inserito più volte nel Giro d'Italia e tradizionalmente percorso dal Giro di Lombardia. La strada che porta lassù, sopra Bellagio, sembra non finire mai. Tornanti, salite, brevi tratti di discesa, e di nuovo salite e poi ancora curve sinuose. E all'improvviso, sulla sinistra, ecco la cappella custodita, poco prima dell'ingresso, dai busti di Gino Bartali e Fausto Coppi, che richiamano i leoni delle ville romane. A fianco del santuario il Museo del ciclismo e davanti agli occhi un panorama mozzafiato.  

Molti campioni del ciclismo, soprattutto italiani, usano donare i propri cimeli al santuario del Ghisallo. Anche solo restando sulla soglia della cappella, lo sguardo si riempie di ex voto, fotografie, medaglie, lumini accesi. Appese alle pareti, anche le biciclette usate da Bartali, Coppi e Merckx nelle loro vittorie al Tour de France. C'è poi la bici speciale usata da Moser per il record dell'ora, diverse maglie rosa, gialle e iridate.  

il Museo si sviluppa su uno scivolo a tornanti, che ricordano l'ultimo tratto della salita del Ghisallo e l'andamento di molti percorsi di montagna. Avvolto da immense vetrate, illumina con la luce della passione la storia di uno sport incredibilmente popolare.  

La storia del Santuario del Ghisallo si unisce a quella del grande corridore ciclistico:  

Gino Bartali  

Una favola che prende le mosse da una storia vera. La vita di Gino Bartali, detto anche "Ginettaccio", per quel carattere un po' spigoloso, che tra il 1943 e il 1944 salvò oltre 800 persone con un mezzo che conosceva bene: la sua bicicletta. "L'autunno del '43 è stato uno dei momenti più terribili della guerra. Bartali iniziò a trasportare documenti falsi da Assisi, dove c'era una stamperia clandestina, al vescovo di Firenze che poi li distribuiva agli ebrei per farli espatriare - racconta Simone Dini Gandini, autore di La bicicletta di Bartali -. Percorreva 185 chilometri avanti e indietro in un solo giorno: se fosse stato scoperto sarebbe andato incontro alla fucilazione  

La Resistenza di Gino Bartali è stata la dimostrazione del meglio di cui gli italiani fossero capaci: un’assunzione di responsabilità, una volontà di riscatto, una capacità di costruire qualche cosa di serio e di pulito.  

La storia del Santuario della Madonna del Ghisallo si incrocia anche con quella di un grande uomo “ Vincenzo Torriani “ , il mitico Patron del Giro d’Italia ,che ha reso unico questo sport meraviglioso che ti avvince ed emoziona sempre di più. L’anno scorso il santuario è stato sede della mostra dedicata a Vincenzo Torriani che ha avuto una sua anteprima nel corso del Giro d'Italia a San Daniele del Friuli il 22 maggio scorso a cura del Consorzio We Like Bikeabato 26 marzo. al Museo del Ghisallo, tavola rotonda dedicata al rapporto tra i sacerdoti e le due ruote, con un approfondimento specifico su padre Aristide, preceduta da una pedalata della Ciclistica Erbese da Erba a Magreglio. Nel pomeriggio al Museo la Ciclomaratona letteraria Oltrebici-Oltrelario  

Il Vescovo e il Campione: parafrasando la celebre canzone di Francesco De Gregori, si potrebbe dire così a proposito dell’evento che l’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano, in collaborazione con il Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo di Magreglio, ha organizzato per sabato 26 marzo. Lo spunto è infatti nato dalla recente scoperta di una fotografia che ritrae Gino Bartali, indimenticabile fuoriclasse del ciclismo, e monsignor Aristide Pirovano, Vescovo missionario, insieme sullo sfondo di un paesaggio montano. Gli Amici l’hanno diffusa nella speranza che, vedendola, qualcuno potesse fornire dettagli sul luogo, la circostanza e gli altri  

personaggi che vi compaiono  ..

AL MUSEO DEL GHISALLO INCONTRIAMO LA FIGURA CARISMATICA DI MARCO TORRIANI, FIGLIO DEL PATRON DEL GIRO D’ITALIA, VINCENZO TORRIANI.  

1) Dott. Torriani , la storia di questo Santuario, unico nel suo contesto, incontra quella del Patron Vincenzo Torriani , in quale modo?  

Marco Torriani ci esplica che la scelta di far passare il Giro di Lombardia dal Ghisallo è sorta nel 1919 da un’idea di Armando Cougnet , co-fondatore della Gazzetta dello Sport. ll rapporto tra la famiglia Torriani e il Ghisallo è un rapporto di affettività. Vincenzo Torriani ha fortemente voluto l’inserimento di tale amena scalata come meta simbolica dei Giro di Lombardia, a partire dal dopoguerra. Don Ermelindo Viganò, parroco del Ghisallo, si unì a Torriani e Don Gnocchi per realizzare una raccolta di firme a Bari durante il Giro d’Italia, in modo che il Santuario del Ghisallo diventasse il tempio del cuore per tutti i ciclisti attraverso una precipua petizione per ottenere il riconoscimento di tale luogo di devozione alla Madonna del Ghisallo come protettrice dei corridori. Il cappellano degli alpini, Don Carlo Gnocchi aveva assistito al transito sul Ghisallo delle corse ciclistiche, a partire dalla mitica fuga di Costante Girardengo, che la consacrò per la prima volta alle cronache sportive.  

Inoltre il mondo del ciclismo si incontra con il mondo ecclesiastico, grazie alla nobile e determinata figura dell’erbese : Padre Aristide Pirovano, in contatto con le attività clandestine svolte nell’Alta Brianza, in collegamento con don Gnocchi, nel ruolo di ‘tessitore’ delle relazioni del Pontificio Istituto Missioni Estere nell’estensione dell’attività missionaria in tutti i continenti.  

Padre Aristide è una grande figura anche per il mondo del ciclismo che, prima della guerra si era distinto per aver espresso numerosi prelati, a partire da Don Antonio Stoppani, ispiratore del cicloturismo.  

Insieme al cappellano diocesano milanese degli sportivi, don Piero Carnelli, fu un assiduo animatore del mondo sportivo e imprenditoriale per raggiungere gli scopi di carattere missionario.  

2) Il Giro d’Italia è stato sempre un grandissimo evento. Quando suo padre ne divenne l’organizzatore era il dopoguerra e c’era la voglia da parte di tutti di ricominciare, di costruire e il passaggio del Giro nelle città, ancora piene di macerie, portava sorrisi, emozioni. Univa le persone, era un momento di felicità e fraternità dopo tanti anni bui. La valenza quindi non era solo sportiva, ma anche sociale ed emancipativa. Cosa può raccontarci di tutto ciò?  

“Il Giro è sempre stato più di una semplice competizione ciclistica: oltre ad essere la più bella del mondo, è un modo per accendere gli animi, per far appassionare e avvicinare le persone, rappresentando un profondo motivo per provare orgoglio e sentirsi convintamente italiani. Percorrendo tutta l’Italia, dalle Alpi al Mediterraneo, dall’Adriatico al Tirreno, ha unito un intero popolo più della stessa lingua materna sciacquata in Arno.  

Fra le due guerre e, a maggior ragione negli anni Cinquanta, la bicicletta rappresentava un simbolo emancipativo e un bene inestimabile: la “macchina a pedali”, come la chiamavano i Futuristi, essenziale per spostarsi in città e anche fuori. Mio padre mi disse che le famiglie che ne possedevano una la trattavano con cura, proteggendola e nascondendola nei fienili per non farsela rubare.  

Non sorprende dunque che le bici fossero la passione, alimentata già da bambini, più grande degli italiani. Il ciclismo, allora, superò di gran lunga il calcio nel cuore degli italiani. Dal 1909 le storiche edizioni del Giro d’Italia hanno aiutato lo sviluppo del nostro paese, a partire dalle strategie di sviluppo e ricostruzione di ponti, strade, etc. Non per altro Torriani entrò in contatto con De Gasperi e Mattei e realizzò un complesso quanto fertile sistema relazionale all’insegna del boom economico. Il Giro d’Italia è una specie di collante che, anche in momenti di grandissima divisione per il nostro Paese, ha fatto da cemento e da sentimento comune. Come disse Stoppani, il Bel Paese nasce da questa sua vocazione  

 

 3)Novate Milanese, la vostra città d’origine custodisce gelosamente il ricordo di suo padre .Ho appreso che verrà dedicato un murales al suo papà  Dove verrà collocato questo murales? 

«Sono felice di essere considerato la memoria storica della vita di mio padre e questo mi ha portato a collaborare per servizi e libri dedicati a lui. È stata una persona che ha lasciato molto sia nell’ambito sportivo sia in quello umano. Credeva in quello che faceva e gli piaceva molto. Una delle immagini che ricordo di più durante le gare, era lui con fuori la testa dalla macchina di servizio, che osservava le gare .  

Papà era un grande esempio, aveva una marcia in più. Sempre con la sigaretta in bocca, mi portava sin da piccolo agli incontri in giro per l’Italia, per organizzare, incontrare, vedere. Per me Bartali e Coppi erano campioni ma anche persone di casa, sono stati più volte anche a Novate con noi». «Mi ricordo che nel dopoguerra papà e lo staff seguivano il Giro con jeep abbandonate dopo la guerra da americani e tedeschi. Lo sport e il Giro era un veicolo portatore di pace. C’era un clima di festa e il ciclismo aveva una grande importanza ed infatti tutt’ora, dopo un’inflazione di eventi, è rimasto una delle competizioni sportive più seguite” conclude Torriani. Novate Milanese dopo aver celebrato il centenario della nascita di VincenzoTorriani nel 2018 , ha da poco dedicato il campo sportivo alla sua figura ed ha deciso di realizzare un murales per papà” », conclude Torriani.  

 

.  4)    Progetti della Fam. Torriani per il futuro?  

Tra i nuovi progetti desidero annoverare :la realizzazione di un nuovo libro ed una conferenza che si terrà a Busto Arsizio organizzata dall’amministrazione comunale su mio padre e il Giro d’Italia.