Giovedì, 28 Marzo 2024

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Inflazione in arrivo ??

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giovedì, 10 giugno 2021


Per ora , nessun timore di prossime impennate ---

Inflazione in arrivo ??

a cura di Francesco Megna

Al presente  non esiste  il rischio di un ritorno di un’inflazione persistente nell’Eurozona e quindi  la politica monetaria della Bce rimarrà 'compiacente' per parecchio tempo. Nessun timore sui rischi di un’impennata dei prezzi.

Sono diverse  settimane che il timore di un'impennata dell’inflazione tiene banco tra gli investitori, timorosi che la ripresa economica e l’aumento delle materie prime possa mandare fuori giri il motore dell’economia , con pesanti ricadute sul reddito fisso e  sull’azionario.

Ma  negli ultimi dieci anni i continui avvertimenti sull'inflazione non si sono alla fine mai concretizzati.. Al contrario, la principale preoccupazione degli operatori è stata quella di evitare la minaccia della deflazione, ovvero il contraltare più insidioso dell'inflazione.

La storia del mercato è ricca di false partenze per quanto riguarda l'inflazione. La crisi finanziaria del 2009 e tutte le misure straordinarie associate delle banche centrali non sono riuscite a generarla.  Il Quantitative Easing è in piedi da un decennio eppure ha prodotto a malapena un barlume di inflazione.

L’aumento dell’inflazione potrebbe rappresentare un'incognita se si attivasse un’accelerazione importante delle retribuzioni che, a cascata, costringerebbe  le banche centrali a diminuire  gli stimoli monetari. Si tratta di un rischio che continuerà a tenere banco sui mercati, ma che non  si realizzerà a breve termine. In questo ambito, l’azionario continua a offrire discrete opportunità, in particolar modo i comparti più ciclici come il settore energia, i finanziari e gli emerging markets. L’azionario diventa così  sempre più interessante. La maggior  parte delle società quotate ha infatti già comunicato i risultati del primo trimestre e si è trattato delle migliori trimestrali da molti anni. La ripresa sarà robusta nel resto dell’anno e ci si possono aspettare ulteriori revisioni al rialzo delle previsioni, negli Stati Uniti, ove le aspettative per l’anno in corso sono già salite del 15% così come in Europa. L’aumento delle attese sui profitti aziendali comprime il rapporto prezzo/utili, 

che fino a pochi giorni fa veniva considerato spropositato dagli addetti ai lavori. È la dimostrazione che quando si esce da una fase recessiva e si entra in una fase di ripresa focalizzarsi  troppo sui multipli può generare confusione.

Se prendiamo come esempio  l’indice  S&P 500, il rapporto prezzo/ utili è sceso da gennaio  nonostante le quotazioni siano salite all'incirca  del 12%. Nonostante ciò, la reazione del mercato a questi numeri è stata piuttosto distaccata: in parte perché molti addetti  si erano già posizionati prima del tempo, in parte perché sempre più operatori  seguono l’aumento dell’inflazione e gli effetti  su mercati e aziende.

In Europa, la spinta  delle vaccinazioni dovrebbe dare vigore alla ripresa in modo simile a quanto avviene negli Stati Uniti.

Quanto alla maggiore volatilità osservata negli ultimi tempi la principale preoccupazione è legata a un aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine, che appunto potrebbe rallentare  la corsa delle borse. In aggiunta, si avvicina il periodo estivo, che senza dubbio  presenta una maggiore volatilità, ma si ritiene abbia ancora senso rimanere investiti con un approccio diversificato.